C’è un modo di raccontare Torino che non è storico, non è didascalico, non è da guida turistica e neppure da cronaca quotidiana; è il modo che hanno quelli che ci mettono qualcosa, qualcosa in più, netto ma profondo, difficile da spiegare bene.
È una specie di sentimento, un nuovo ingrediente che consente di percepire di più di ciò che semplicemente si vede, di sentire anche con un poco di cuore ciò che si osserva.